lunedì 25 ottobre 2010

Le delizie dell'alveare

La prima volta che ho visto delle arnie è stato in campagna dal maestro Marruchella, che con certosina pazienza si dedicava alle api, mi fece così varcare la porta dell’incantevole mondo di queste laboriose creature e me ne innamorai immediatamente.
Simmetricamente erano disposti gli alveari, tra i ciliegi che si innalzavano slanciati al disopra del tetto di una casettina, le cime frondose facevano frusciare in modo appena percettibile il loro fresco fogliame verde scuro, accompagnate dal suono del ronzio delle api. Tutte le ombre dal tettuccio della casetta agli alveari ricadevano scure e corte sull’erba ricciuta che spuntava tra le arnie. La figura slanciata del maestro con la testa argentea che riluceva al sole si delineava accanto alla porta della casetta. Il maestro lavorava con pacatezza sfregando con un lembo della camicia il volto sudato riarso dal sole e sorridendo con fare mite e gioioso. Nell’apiario tutto era così confortevole, tranquillo e limpido, la figura del maestro con poche rughe a raggiera attorno agli occhi, con un piccolo neo sul mento, con ampie scarpe calzate ai piedi enormi e il sorriso bonario e soddisfatto completava la tela. Il sorriso non gli abbandonava mai il viso abbronzato e lui girava tra le api che gli si posavano ovunque ricoprendolo e mai pungendolo.
Mi diceva il maestro delle api, così lo chiamavo da bambino “Dove sono finiti quei fiori che col profumo ci inebriavano?Dove sono finite quell’essenze che conferivano al miele il sapore genuino e ricco? Dove sono finite le corolle che con i mille colori dipingevano queste dolci e verdi colline? Le api appaiono ubriache e stanche!”
L'alveare rappresenta una miniera inesauribile di sostanze: miele, polline, cera, propoli, pappa reale, che per le loro proprietà, permettono trattamenti efficienti su molteplici patologie.
Miele di acacia, di castagno, di tiglio, di eucalipto e millefiori: tante varietà quante sono le fioriture, sostanzialmente cambia il colore, si intensifica il profumo e varia il sapore, ma resta identica la caratteristica benefica. Il miele ha proprietà terapeutiche, ne basta un cucchiaino preso con regolarità affinché esplichi effetti antisettici, calmanti, lassativi, diuretici e accresca il benessere in generale. Anticamente il miele veniva impiegato dalle nostre nonne in mille modi, disciolto nel latte caldo o anche unito al succo del limone o all’infuso dei petali di rosa diveniva così una lozione benefica per il viso, o anche disciolto in acqua calda diveniva una lozione che dava luminosità ai capelli.
Il polline dei fiori è raccolto dalle api bottinatrici e depositato nelle cellette dei favi. Quotidianamente ne basta un cucchiaino per ristabilire la buona funzionalità intestinale, stimolare ed aumentare l'energia vitale. Svolge un'azione antianemica ed agisce da antidepressivo.
La pappa reale prodotta dalle api è il nutrimento esclusivo della regina, preso al cambio di stagione è uno stimolante delle attività funzionali, suscita una sensazione di tranquillità, combatte i disturbi intestinali e l'anemia, agisce contro le astenie, apporta un miglioramento dell'umore ed una sensazione di benessere.
La propoli è composta da sostanze resinose, gommose, balsamiche, raccolte dalle api e portate all'alveare. Le virtù terapeutiche della propoli sono tantissime, in particolare antisettiche e antibiotiche, dispiega gli effetti a beneficio dell'apparato respiratorio e dell'apparato digerente.La cera secrezione delle api viene impiegata in diversi modi, anche in cosmesi. Il veleno delle api è risultato un medicamento per alcune patologie quali artrosi, artrite reumatoide e sciatalgie.
Francesco il poverello di Assisi durante l’inverno si preoccupava di far preparare per le api, miele e vino cosicché queste potessero combattere il freddo. Lodava la laboriosità e la finezza d’istinto che il Signore aveva elargito alle api “ Laudato sii mi Signore per sorelle api, le quali sono laboriose e preziose, impollinano i fiori e ci allietano con le delizie dell’alveare”.

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